Capitolo 2017

XVIII CAPITOLO SOLENNE

22.10.2017

Il Comizio Agrario

Ritrovo nel bel palazzo del Comizio Agrario, l’unico sopravvissuto nel nostro paese, per consumare nella sala Gioda, in cui sono gelosamente conservati i volumi di una delle più fornite biblioteche agrarie d’Italia,  la solita colazione campagnola della confraternita. E’ poi stato possibile visitare ii locali adibiti a museo della bachicoltura e dell’attrezzatura tecnica di una volta ed il moderno laboratorio attrezzato per le analisi principalmente del vino e dei terreni.

 

Ci si è poi trasferiti all’albergo “I Gelsi” per la parte ufficiale del capitolo e i seguenti lavori conviviali. Dopo un breve saluto, quale padrone di casa del consigliere d’amministratore Sergio Barattero, il direttore del Comizio, dr. Attilio Ianniello, ha tracciato la storia centocinquantennale dell’ente di promozione agraria che a fine ottocento inviò un emissario in Giappone per l’acquisto di bachi da seta, si batté per la purezza della  razza bovina piemontese e la sua promozione, istituendo la fiera del Bue Grasso di Carrù, e per la cooperazione.  

E’ stata rimarcata la particolare attenzione riposta per l’aspetto educativo (con corsi di agraria al seminario diocesano e al locale istituto magistrale per avere nell’ampio territorio di competenza delle antenne istruite in materia) e assistenziale (corsi serali di igiene e economia domestica rivolti alle donne, istituzione di asili rurali e della colonia agricola per gli orfani di guerra).  L’ attività odierna, oltre a promuovere seminari, corsi e serate varie,  è particolarmente concentrata – con sperimentazioni e studi in collaborazione con la facoltà di agraria di Torino ed altri enti – alla cura del frutteto dimostrativo nel parco del castello di Roccadebaldi accudito ogni mercoledì da un gruppo di volontari e dal tecnico dell’ente.                                                      Vivo interesse ha poi raccolto il confratello prof. Silvio Matteo Borsarelli – docente di scienza della nutrizione  parlando delle castagne (loro proprietà, metodi di conservazione e di cottura) ed elargendo utili consigli rispondendo a numerose domande finali.                 Il rettore Viale, poi, ha anche lui speso giusto due parole sulle proprietà all’aceto di mele donato alle varie confraternite. Ha quindi proseguito con un breve intervento polemico ricordando che, se fine delle confraternite è solitamente “recuperare, tutelare, valorizzare e promuovere i piatti e la cucina tipica tradizionale”, va condannata l’eccessiva attenzione posta nella presentazione dei piatti, spesso fine a sé stessa e snaturante l’intima essenza di certe ricette già, nella loro semplicità, stimolanti e belle di per sé nei recipienti in cui vengono cucinate. Ed ha infine concluso che sono i piatti tradizionali ed il cibo di strada le più genuine, e per molti massime, espressioni della nostra civiltà culinaria.

Dopo l’intronizzazione, con un attimo di commozione, di tre nuovi soci, tutti “ subentrati” al compianto Tito Del Fabbro- appassionato socio fondatore dell’Accademia, padre delle due fanciulle e zio del maschietto qui ritratti coi loro padrini –  si è rapidamente passati al saluto della F.I.C.E. del presidente Marco Porzio e alla chiamata delle numerose confraternite ospiti per consumare infine l’agognato pranzo.

 

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